Andrea Azzola

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Goalodicy, L'Obiettivo Distruttivo

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La Goalodicy

La goalodicy é una condizione tale per cui l'ossessione nel perseguire un obiettivo, porta l'individuo ad ignorare il proprio contesto. Il termine, coniato dal D. Christopher Kayes della Washington University, é frutto della fusione delle parole Inglesi goal (obiettivo) e theodicy, la cui etimologia indica un'origine greca in "giustizia divina". Un'altro termine sinonimo é goal blindness, che possiamo tradurre come cecitá da obiettivo.

La Disgrazia dell'Everest

Nel Maggio del 1996, 34 arrampicatori partono alla conquista del Monte Everest, la vetta piú alta del pianeta. I team si preparano a campo IV (Camp 4) a 7900 metri d'altitudine, l'ultima tappa prima dell'obiettivo finale a 8848 metri.

Gli ultimi metri verticali sono i piú difficili—la zona della morte, le condizioni climatiche avverse possono cambiare all'improvviso, il numero di bombole d'ossigeno é limitato. Un contrattempo puó fare la differenza tra la vita e la morte, la coordinazione ed il lavoro di squadra sono pertanto fondamentali.

Il giorno 26, i team Neozelandesi ed Americani partono per l'ultima scalata. Fuori programma parte anche il team Taiwanese, per un probabile malinteso o bisticcio. Si crea un ingorgo all'Hillary Step, un salto di roccia di circa 10 metri, provocando due ore di ritardo alle squadre, passa il punto di non ritorno per l'ossigeno.

Gli scalatori raggiungono la cima, ma al rientro vengono colti da un tempesta improvvisa. L'indebolimento e le condizioni avverse rendono impossibile la discesa nonché qualsiasi operazione di soccorso, otto persone muoiono quel giorno.

La vicenda é descritta nel dettaglio nel saggio di Jon Krakauer "Aria Sottile", l'autore faceva parte della spedizione di cui é stato anche prodotto un film Everest (2015), che mi sento di consigliare.

L'Insegnamento

Secondo l'analisi del D. Kayes, la passione nel perseguire un obiettivo puó trasformarsi in un'ossessione e portare al disastro, un vero e proprio obiettivo distruttivo come il dottore descrive nell'omonimo libro. Mentre la passione é dunque caratterizzata dalla consapevolezza del proprio contesto e finalizzata al piacere del fare, l'ossessione é ceca.

Questa condizione puó essere favorita da piú fattori:

  1. Obiettivi limitanti: scalare l'Everest senza preoccuparsi del rientro;
  2. Aspettative sociali: la pressione del gruppo;
  3. Idealizzazione: nozione romantica o ricerca di identitá nel successo;
  4. Stress: incapacitamento del pensiero razionale a favore dell'emozione;
  5. Leadership: accettazione incondizionata di scelte altrui.

Nella Vita e Nel Lavoro

Negli ultimi anni abbiamo assistito alla diffusione della pratica del goal setting, una scienza nata per supportare la pianificazione ed il raggiungimento di obiettivi. Il goal setting, potrebbe essere visto come una reinterpretazione project management ma orientata all'individuo.

In questi studi spesso la componente psicologica viene messa in secondo piano, gli obiettivi stabiliti dagli individui ne risultano di riflesso mal concepiti e disallineati con l'obiettivo piú grande di miglioramento delle condizioni di vita. Questo puó portare a demotivazione o a conseguenza piú gravi, come l'Everest insegna.

Diventa fondamentale introdurre e ripetere una fase introspezione nei riguardi dell'obiettivo finale ed accettare l'incertezza, comprendendo che nell'accettazione e nella capacitá di rispondervi si nasconde l'arricchimento.

In Conclusione

Prima di stabilire un obiettivo, é bene innanzitutto esaminarlo. Questo costituisce un primo riparo da obiettivi mal concepiti e potenzialmente dannosi.

Un metodo puó essere il criterio SMART. Obiettivi che non rispettano questi criteri andrebbero scartati o quantomeno riformulati. SMART é l'acronimo per:

  • Specific: focalizzato su un aspetto specifico
  • Measurable: quantificabile anche in termini di esecuzione e progresso
  • Assignable: assegnabile
  • Realistic: realistico, considerate le risorse a disposizione
  • Time-related: quantificabile temporalmente in esecuzione e scadenze

Approfittare della fantasia, creativitá in momenti di introspezione. Ricercare costantemente le proprie prioritá, essere individualisti e razionali per stabilire obiettivi utili e coerenti.

Ma soprattutto la coscienza e l'autoesame rispetto al rischio di goalodicy.